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Sono una serie di lavori che partono da alcune immagini di malati, rintracciate, dopo anni di interesse e di ricerche nei confronti di questa tematica. Non sono storie di singoli individui ma di esseri umani nel senso universale del termine. La volontà è quella di focalizzare la follia come concetto filosofico, limite, soglia, mistero esistenziale, al di là degli eidola, dei simulacri dell’apparenza. La follia pone interrogativi di fondo, non tanto sulla natura patologica di alcuni comportamenti umani, ma sulle relatività di significato dei valori dell’esistenza umana. I protagonisti di questo lavoro si esprimono in modo assolutamente puro. La follia non è qui malattia ma fenomeno esistenziale. Tutto questo nasce dalla sua frequentazione dei metaforici territori di confine: della memoria, della ragione. Il superamento del confine può essere pericoloso ma in esso si configura il significato più interessante dell’esistenza. Nella quasi totalità dei casi la follia è dolore ed esilio, ma eccezionalmente può anche essere foriera di nuove verità. È un fenomeno esistenziale complesso, contraddittorio, misterioso ma di ineluttabile richiamo per chi vuole avvicinarsi al mistero dell’esistenza. È la sua una dimensione vicina a quella che si può rintracciare nella “Storia della follia” di Michel Foucault. Studio che non ha, tuttavia, ispirato Liv per il suo lavoro, ma che l’artista ha letto in seguito, rintracciandovi motivi comuni. Come nel filosofo francese la sua è, infatti, una trattazione sulla natura umana, sul concetto di humanitas.
Anche qui, di fronte al dramma non conclamato della follia, sono il passaggio, l’attraversamento, la mutazione da una realtà all’altra. Di fronte ai suoi personaggi, Liv ha un atteggiamento particolare. La sua è una presa d’atto, priva di elementi di giudizio. La luce non è una parte esterna al lavoro, che lo illumina, ma una parte intrinseca, determinante dell’opera. È la luce simbolo di sapere, di chiarezza, tema di studio dell’arte e della filosofia.Un elemento di spiritualità che è nei folli, negli infanti innocenti di Liv, ma anche in quella dimensione surreale e poetica della quale sono profondamente intrisi i suoi spazi sotterranei. Luce che qui è strumento di conoscenza del mondo e chiave per coglierne la bellezza anche nei suoi aspetti più drammatici.

Angela Madesani